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brescia, Italy
studentesse problematiche, future paracadutiste, amanti del sabato sera su 2 ruote; frequentanti il terzo anno del LICEO, umanstico di brescia, veronica gambara; il quale è simile al classico, ma senza greco, ma in PIU' c'è francese, scienze sociali, diritto, biologia, fisica e c'è moolta più matematica!! altro che arnaldo light...!! parola di lupetto!! auuuuuuuuuuuuuuuuh!!!

lunedì 27 aprile 2009

La teoria delle Attribuzioni di Heider


Le attribuzioni sono una rete di microteorie che ciascuno di noi adotta nella realtà di tutti i giorni per spiegare la condotta propria e altrui, sono un insieme di procedimenti di investigazione con cui formiamo e alimentiamo tali teorie.
L'idea centrale che porta Heider ad occuparsi delle attribuzioni è che l'analisi ingenua dell'azione…

"esige la descrizione del nesso causale che contiene non soltanto i fatti direttamente osservabili (…) ma anche la loro connessione con processi e strutture soggiacenti più stabili, (…).
L'idea che l'uomo sia in grado di cogliere la realtà, nonché di prevedere e controllare le sue manifestazioni,riferendo comportamenti od eventi variabili e transeunti a condizioni soggiacenti (le cosiddette caratteristiche disposizionali del suo mondo) relativamente immutabili, è un importante principio su cui si basa la psicologia di senso comune, così come la teoria scientifica in generale.
(…) la struttura causale dell'ambiente, sia come la descrive lo scienziato sia come l'intende l'individuo ingenuo, è tale che noi siamo abitualmente in contatto solamente con quelli che possiamo chiamare i risultati o le manifestazioni di processi e strutture centrali soggiacenti”

(1958,113-114)

La teoria dell'attribuzione permette di:

• stabilire le invarianti essenziali del nostro mondo,
• assegnare agli oggetti, eventi e persone, caratteristiche durevoli e qualità tipiche,
• dare significato
• rendere prevedibili
• rendere controllabili eventi (soprattutto sociali),
• agire in modo adeguato, né cieco né casuale


Passaggi per comprendere i meccanismi dell'attribuzione secondo la teoria di Heider:

1. definire la struttura e le componenti dell'azione
2. cercare le cause dell'azione - domande fondamentali
3. leggere tali cause nell'ottica delle esigenze fondamentali dell'equilibrio cognitivo e del bisogno di giustizia
4. cogliere i biases di tale processo (tipo di spiegazione causale e errore fondamentale)
5. identificata la causa si può cercare la fonte della responsabilità ed il livello

lunedì 6 aprile 2009

TEST DI TURING


Nel 1949, il famoso neurochirurgo Sir Geoffrey Jefferson (1886-1961), nel suo scritto "No Mind for Mechanical Man" (Nessuna mente per l'uomo meccanico), esponeva una serrata critica ad un precedente articolo che riguardava la macchina universale di Turing.


«Fino a quando una macchina non potrà scrivere un sonetto o comporre un concerto suggeriti da emozioni realmente provati, e non per una scelta casuale di simboli, non potremo ammettere che una macchina eguagli il cervello umano; cioé che non solo scriva queste cose, ma che sappia di averle scritte.
E' certo che nessun meccanismo potrebbe provare piacere (e neppure manifestarlo artificialmente, un facile espediente) verso i propri successi e angosce quando gli saltano le valvole, né animarsi davanti alle lusinghe, o rattristarsi per i propri errori, o essere affascinato dal sesso, o incollerirsi o deprimersi quando non può ottenere ciò che desidera».

Queste argomentazioni, apparentemente logiche, erano in realtà facilmente confutabili, e la traccia per farlo era stata indirettamente suggerita nel MacBeth di William Shakespeare...

(SCENA QUARTA)
DUNCAN (re di Scozia): Non c'è arte per leggere nella faccia la costituzione della mente...

Ecco, a dispetto di quanto soeteneva Jafferson, le "emozioni" possono essere manifestate artificialment, e non c'è alcun modo per distinguerle da quelle reali... tralasciando il fatto che vi sono persone che non si compiacciono davanti alle lusinghe, né si rattistano per i propri errori, né soggiacciobo ai piaceri del sesso ed ai desideri materiali.

Alan Turing, in un articolo del 1950 Computing Machinery and Intelligence (Macchine calcolatrici e intelligenza), propose un criterio - oggi noto come "test di Turing" - per determinare se un computer fosse in grado di pensare. Turing era convinto che la sua macchina potesse effettuare qualsiasi operazione logica e, programmata con la necessaria abilità, entro il duemila avrebbe potuto simulare l'intelligenza umana.
Ecco come si dovvrebbe svolgere il test di controllo. Una persona si trova davanti ad un terminale e con la tastiera scrive delle domande e riceve delle risposte. Dall'altro capo del terminale ci sono una macchina ed un operatore umano che forniscono alternativamente le risposte alle domande. Se la persona non è in grado di distinguere quando sta interloquendo con una macchina e quando con un operatore umano, allora la macchina è intelligente.

Finora nessun programma ha superato il test di Turing. Il primo ad aver ottenuto un certo successo, è Eliza, un programma scritto nel 1966 da Joseph Weizenbaum. Eliza è una psicoterapeuta che simula una conversazione tra lei (il medico), e voi (il paziente).

paziente: gli uomini sono tutti uguali
computer: in che senso
paziente: ci fregano sempre in qualche modo
computer: puoi fare un esempio specifico
paziente: un mio amico mi ha fatto venire qui
computer: un tuo amico ti ha fatto venire qui
paziente: dice che sono quasi sempre depressa
computer: mi dispiace sentire che sei depressa
paziente: è vero sono infelice
computer: credi che venire qui ti aiuterà a non essere infelice
paziente: ho bisogno di aiuto, questo è sicuro
computer: cosa intendi come aiuto
paziente: forse potrei riuscire ad andare d'accordo con mia madre
computer: parlami di tua madre

Una conversazione di questo tipo porta a domandarsi se si può realmente ritenere se è il computer che pensa veramente, o piuttosto sono le persone che possono sostenere una conversazione senza bisogno di pensare!

In effetti, il programma Eliza non era molto convincente; tuttavia, ai primordi dei computer domestici molte persone erano convinte che un computer fosse un "cervello" elettronico e quindi non facevano molto caso alla piega bizzara che ben presto delineava la "seduta". D'altra parte, il test di Turing non prevedeva l'ingenuità della persona incaricata di saggiare la macchina: doveva essere un operatore esperto.
Dopo Eliza sono stati realizzati molti programmi per simulare l'intelligenza; sebbene alcuni siano progettati per argomenti ben definiti (per es. teatro di Shakespeare), nessuno è stato in grado di ingannare un giudice esperto.

Nucleare: grande risorsa che porta il mondo moderno, della tecnologia e dei consumi, al progresso; oppure inutile spesa, che comporta tagli a campi fondamentali per un reale sviluppo (come la scuola) oltre che un grave danno sull'impatto ambientale?