1.1 Dramma sociale, riti di passaggio e liminalità
La performatività può essere utilizzata come chiave interpretativa di alcuni caratteri delle nuove tecnologie e in particolar modo può essere un concetto utile per connotare di una veste teorica la costruzione di senso attraverso l’agire favorita dagli strumenti mediatici digitali.
Per comprendere appieno il concetto di performatività è però necessario riflettere sull’idea stessa di performance come pratica corporea necessaria ad una ridefinizione critica del reale e potenziale non-luogo di margine e di passaggio da situazioni sociali e culturali definite a nuove aggregazioni sperimentali.
La riflessione teorica di Victor Turner è quella che meglio si adatta al riguardo, proprio perché tale autore utilizzò il concetto di performance per penetrare le fenomenologie liminoidi (zone potenzialmente feconde di riscrittura dei codici culturali) e da qui anche la trasformazione sociale stessa.
Victor Turner (1920-1983) è un’esponente dell’antropologia sociale britannica.
Egli analizza la realtà sociale privilegiando la componente trasformativa e conflittuale contrapponendo al metodo struttural-funzionalista quello di extended case method.
Egli analizza la vita sociale in un villaggio degli Ndembu, una popolazione della Rhodesia del Nord, oggi Zambia.
Egli comunque non circoscrisse le sue analisi teoriche alle popolazioni native dei paesi in via di sviluppo, ma analizzò a fondo anche le dinamiche oppositive e processuali delle società complesse occidentali, attuando una comparazione fra scenari culturali diversi.
venerdì 22 gennaio 2010
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