
Quando mi sono specializzato in neurologia, la fisiologia del cervello ignorava completamente i dati psicologici.
Si limitava allo studio delle singole cellule nervose e dei riflessi spinali, senza approfondire l'attività cerebrale.
Non si sapeva praticamente nulla della neurologia del comportamento, dell'immaginazione, delle emozioni, della percezione o della coscienza.
Si riteneva, ad esempio, che i colori venissero visti direttamente dal cervello, all'interno del quale si ipotizzava un centro per la percezione dei colori; si credeva che i colori fossero "trascritti" dal mondo esterno in questo centro, per poi essere, in un certo senso, guardati da un minuscolo osservatore - un homunculus - situato dentro la testa.
Mi distaccai da questa idea attraverso l'osservazione di un paziente, un pittore che aveva perso totalmente la percezione del colore in seguito a un trauma cerebrale.
Egli riusciva a distinguere le diverse lunghezze d'onda della luce, ma non riusciva a metterle in relazione per produrre la percezione di un colore.
Non riusciva, in altre parole, a costruire i colori.
Non avevo mai pensato al colore in termini di correlazione, cioé come il risultato di un processo di correlazione e comparazione operato dal cervello. Si può dire che, in un certo senso, nel mondo esterno i colori non esistono: il colore è un'invenzione del cervello.
Io non intendo negare l'importanza della menomazione, del mutamento organico ma, qualunque esso sia, quello che mi interessa di più - e che costituisce un sfida per me, per il paziente e per noi tutti - è osservare come il sistema nervoso della persona riesce a riorganizzarsi; capire come la condizione alterata possa di nuovo diventare efficiente, ma in maniera diversa.
Ad esempio il pittore che aveva perduto completamente la percezione dei colori, ebbe in un primo momento la sensazione di trovarsi in un mondo indicibilmente orribile, anormale, immiserito.
I colori, questo grande mezzo di trasmissione di piacere, di significato e di drammaticità, erano spariti, e ciò pregiudicava seriamente la sua rappresentazione del mondo.
Non sapeva come andare avanti, si sentiva finito, come artista e come persona.
Ci fu un periodo intermedio durante il quale continuò a sostenere di riconoscere i colori e dipinse alcuni quadri che i suoi amici non riuscivano a decifrare.
Alla fine uno di questi amici fece un'istantanea in bianco e nero di un quadro, e si rese conto che la forma si era conservata perfettamente, ma era stata in un certo senso camuffata da un'applicazione casuale di colori.
Gli amici allora gli dissero: "Tu devi dipingere in bianco e nero".
Prese queste parole come una condanna a morte finché, circa sei settimane dopo, una mattina, mentre si recava a lavoro in macchina, vide sorgere il sole: non vide i colori, non percepì il rosso e ai suoi occhi l'alba apparve come un'immensa esplosione nucleare.
Fu una visione piena di forza drammatica.
Mi disse di essersi domandato se mai prima di lui, nella storia dell'umanità, qualcuno avesse visto un'alba come quella.
La dipinse: fu uno dei suoi primi quadri in bianco e nero: un'alba apocalittica. Così il difetto organico si trasformò in una sensibilità particolare.
Tutto il suo mondo fu riorganizzato e non sembrava più difettoso, bensì completo in un altro modo: il pittore divenne molto famoso per questi quadri in bianco e nero.
La gente diceva che si trattava di una sorta di nuovo periodo creativo in bianco e nero, e aveva ragione; non sapeva, come invece sapevo io, che il cambiamento era stato in un certo senso dettato da una necessità fisiologica e da una menomazione.
Ma l'importante era che la menomazione fosse stata orientata verso un uso creativo e potesse essere trasformata in una nuova sensibilità.
DOMANDA: Professor Sacks, siamo abituati a considerare come acquisite alcune facoltà umane, come ad esempio la visione degli oggetti, delle forme e dei colori.
In realtà solo di recente si è scoperto che si tratta di fenomeni altamente complessi.
Ce ne può parlare?
Una situazione davvero interessante si ha, ad esempio, quando una persona cieca dalla nascita riacquista la vista all'età di quaranta o cinquant'anni.
In effetti Molineux scrisse una lettera a Locke, in cui gli chiedeva cosa sarebbe successo a una persona del genere: se costui riusciva a riconoscere una sfera al tatto, l'avrebbe poi riconosciuta vedendola? Recentemente, Gregory ha dato una magnifica descrizione di un caso del genere, e anch'io ho avuto in cura un paziente di questo tipo.
Ebbene, quando a quest'uomo furono tolte le bende, egli raccontò di vedere un turbinio di colori, forme e linee da cui proveniva una voce.
E si rese conto che quel caos di colori e movimento doveva essere un viso.
Tuttavia, non lo riconobbe come tale. Per inciso, il paziente di Gregory non era in grado di riconoscere i volti neppure un anno dopo aver riacquistato la vista.
Il mio paziente non solo ha difficoltà a riconoscere particolari oggetti: per esempio, confondeva il suo cane con il gatto, con loro grande fastidio, e la prima volta che lo vidi, teneva il gatto in grembo e lo guardava torvo mentre lo accarezzava: stava tentando di mettere in correlazione il gatto, cioè, stava mettendo insieme gli stimoli visivi potenzialmente privi di senso con l'immagine tattile che era invece piena di significato, ma in un certo senso, per quanto riguarda la sua capacità visiva, quest'uomo talvolta non riconosce neanche gli oggetti per quel che sono.
Quando entra in una drogheria riesce a identificare molte cose attraverso i colori delle etichette, ma può capitare che non si renda assolutamente conto se si tratta di bottiglie oppure di scatole. Ha dovuto reimparare la categoria degli oggetti, e imparare la categoria degli oggetti e le loro relazioni è forse la prima cosa che la categorizzazione percettiva deve fare.
DOMANDA: Questi pazienti, considerata l'età, possono ancora imparare a vedere o è troppo tardi?
Non c'è dubbio che l'uomo in questione sta imparando, ma per lui l'apprendimento è difficile, non è né automatico né rapido e fa ancora degli errori molto strani; a volte il mero sforzo che questo comporta diventa insopportabile e allora chiude gli occhi oppure spegne la luce.
Sua moglie dice che ricade nei suoi comportamenti da cieco.
Ma il suo cervello si trova ad avere a che fare con un input nuovo, con qualcosa che è assolutamente senza senso.
Quest'uomo si è costruito un'immagine abbastanza intellegibile del mondo senza la vista, ed ecco che sopraggiunge la vista: è inopportuna, estranea e priva di senso.
Non so cosa accadrà: purtroppo la casistica riguardo i pazienti di questo tipo è piuttosto scoraggiante.
Questa situazione li rende molto depressi e delusi e anche peggio...
Il paziente di Gregory fu spinto a darsi la morte e prima di farlo, mentre si trovava in queste condizioni, disse: "Il dono, il dono della vista, il dono è diventato una maledizione".
Dall'essere un abilissimo meccanico cieco sicuro di sé si ritrovò trasformato in un maldestro e agnosico vedente, la cui vista però era imperfetta: e ciò ebbe su di lui un effetto assai distruttivo. Nell'infanzia questa categorizzazione, questa correlazione, sono sempre automatiche e facili, automatiche al punto che l'enorme portata dello sforzo che queste operazioni comportano a livello neurologico e psichico può passare forse inosservata; ce ne rendiamo conto soltanto quando vediamo un paziente come questo.
E, infatti, questo è il vero motivo per cui, diciamo, i neurologi possono avere qualcosa da dire in proposito, perché si trovano ad avere a che fare con pazienti in cui un meccanismo si è guastato: o un dato sviluppo non ha avuto luogo oppure una funzione è stata sconnessa, e soltanto allora si vede l'enorme complessità e difficoltà del processo.
In condizioni normali e di salute tutto è semplicissimo, non ci si rende conto dell'enorme portata dello sforzo...
Ebbene, Edelman descrive l'enorme portata del compito che il sistema nervoso nell'individuo deve svolgere per formare il mondo.
L'iniziale riconoscimento degli oggetti e della loro disposizione è un compito difficilissimo per un robot, o per un computer, che ha sì un'intelligenza, una potenza, capace di eseguire un miliardo o mille miliardi di operazioni al second, ma non riesce ad attraversare una stanza.
D'altra parte, il sistema nervoso animale pensa in termini di millisecondi e non di femtosecondi, vale a dire da dieci a nove ordini di grandezza più lentamente, ma, ciononostante, lo fa in modo molto diverso e impara molto velocemente a superare gli ostacoli e a farsi strada nel mondo.
Non c'è nulla di più sconcertante, di più straordinario che vedere l'immensa difficoltà di un robot che cerca di attraversare una stanza.
“Verde” urla l’edera
“giallo” urlano le foglie appese agli alberi
“azzurro” urla il cielo infinito
“blu “ urla l’acqua
“arancione” urla il sole che si specchia nel mare
“rosso” urla la solidarietà.
Se l’edera non urlasse, lo farebbero i prati al posto suo.
Se le foglie non urlassero, lo farebbero per loro i limoni.
Se il cielo si rifiutasse di urlare, le nuvole si aprirebbero subito.
Se l’acqua tacesse, urlerebbe per lei una balena sua amica.
Se il sole non aprisse bocca, un pesciolino urlerebbe al posto suo.Se la solidarietà non urlasse i suoi diritti, miliardi di persone lo farebbero per lei.
IL SIGNIFICATO DEI COLORI
BLU
E' un colore ampiamente usato, dal blu scuro al blu marine.
Esso significa: il classico, il tradizionale.
Il turchese ha un aspetto di modernità e vivacità.
Il blu riflette il significato di pulizia perché è il colore dell'acqua, quindi è immediato il suo riferimento alò cielo e al mare: indicato per pubblicizzare i viaggi.
Il blu è il colore più importante nella percezione visiva di sicurezza e solidità.
Da solo o associato al bianco è stato molto utilizzato per i marchi di prodotti collegato alla finanza, all'attività bancaria o ai trasporti.
Il blu che induce alla calma e si connota come placida e profonda soddisfazione, denota uno stato di soddisfatto adattamento.
Fissando a lungo questo colore si produce un effetto di quiete ed armonia.
In una stanza blu i battiti cardiaci diminuiscono e la sensibilità al freddo aumenta, mentre gli oggetti sembrano più piccoli e leggeri.
Questo avviene perché provoca una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico.
GIALLO
In Oriente è il colore del sole, della fertilità, della regalità.
Nell'antica Grecia era il colore dei pazzi che si dovevano vestire di giallo per essere riconosciuti.
In Giappone poteva indossarlo solo chi apparteneva alla famiglia reale.
Chi preferisce il giallo tende al cambiamento e alla ricerca del nuovo.
Secondo i cromoterapeuti, essendo il colore del sole, dà energia, forza, vitalità, perché le sue vibrazioni sono simili a quelle dei raggi solari.
E' per luogo comune il colore della gelosia.
E' il terzo colore dopo il rosso e l'arancione, insieme al verde è più facilmente percepito dall'occhio umano, che riesce a distinguere varie gradazioni di verde e di giallo: la natura ci offre tante gradazioni di verde e di giallo.
Chi indossa giallo si sente bene con se stesso; è infatti il colore associato al senso di identità, all'Io, all'estroversione.
Denota sempre una forte personalità. Utilizzarlo stimola la razionalità e il cervello sinistro, migliora le funzioni gastriche e tonifica il sistema linfatico.
La scelta del giallo quindi è ricerca del nuovo, del cambiamento, della liberazione dagli schemi. Sinonimo di vivacità, estroversione, leggerezza, crescita e cambiamento.
Stimola l'attenzione e l'apprendimento, acuisce la mente e la concentrazione.
Stimola la digestione (anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema).
Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l'intestino.
ROSSO
Dal latino rubens (rosso) è il sinonimo di colorato.
E' il primo colore che i neonati imparano a riconoscere.
Appariscente, intenso, stimolante è il simbolo dell'amore e della passione.
Guardate per qualche minuto una luce rossa e il cuore batte all'impazzata, questo è dovuto all'azione della frequenza della radiazione sul S.N.N. simpatico con azione sulle ghiandole surrenali, emissione di adrenalina e fa salire di poco la pressione arteriosa.
La scelta del rosso corrisponde ad uno stato d'attivazione, ad uno slancio diretto verso la conquista, ad un desiderio ardente ed in espansione.
Il rosso rappresenta, infatti, la mobilitazione di tutte le energie, cui corrisponde la sicurezza di sè, la fiducia nelle proprie forze e capacità.
Il rosso si associa con la circolazione sanguigna e con lo sviluppo cellulare, ed è perciò controindicato in caso di tumore.
Scalda il corpo e stimola la produzione di sangue.
Molto utile in caso di malinconia e depressione.
Il rosso rende loquaci, aperti, premurosi, passionali.
Molto utile nelle malattie da raffreddamento, nel mal di gola, nella tosse cronica e nell'asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali.
Chi si veste di rosso si fa senza ombra di dubbio notare.
Il rosso può essere legato anche ad aggressività o incontinenza sessuale.
Indicato per problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc.)
Molto utile è l'uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica.
VERDE
E' il colore della natura specie se associato al blu e al marrone.
Da verde chiaro al verde erba sono tonalità che fungono da sfondo e complemento ai colori primari.
Il verde, al livello internazionale, è il simbolo del permesso (passare ai semafori), per cui usato nei siti che pubblicizzano prodotti alimentari a base vegetale, prodotti naturali per bellezza, ecc.
Il verde è il simbolo della speranza, al verde corrispondono sensazioni di solidità, stabilità, equilibrio, forza e costanza ed un comportamento caratterizzato dalla perseveranza.
Talvolta il verde è anche associato ad una simbologia negativa.
E' il colore della rabbia e della putrefazione, del veleno e dell'invidia; nel corpo umano il verde è il segno di grave malattia e anche di morte.