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brescia, Italy
studentesse problematiche, future paracadutiste, amanti del sabato sera su 2 ruote; frequentanti il terzo anno del LICEO, umanstico di brescia, veronica gambara; il quale è simile al classico, ma senza greco, ma in PIU' c'è francese, scienze sociali, diritto, biologia, fisica e c'è moolta più matematica!! altro che arnaldo light...!! parola di lupetto!! auuuuuuuuuuuuuuuuh!!!

lunedì 15 dicembre 2008

PQ4R



Il PQ4R non è altro che una sigla che rappresenta le iniziali di un insieme di operazioni che un individuo deve adottare quando si trova a dover apprendere un testo. Essa infatti significa Preview (anteprima), Questions (domande), read (leggere), Reflect (riflettere), Recite (recitare, ripetere), Review (riesaminare).




Possiamo distinguere, secondo un classico schema della psicologia, fra apprendimento incidentale e apprendimento intenzionale.

Si ha apprendimento incidentale quando si è esposti a determinate esperienze il cui scopo primario non è quello di generare un apprendimento (per es. si va a cinema per godersi uno spettacolo, si ascolta una persona che parla) e tuttavia ci si trova ad aver imparato qualcosa di nuovo.Si ha invece apprendimento intenzionale quando, deliberatamente, ci si impegna per imparare cose che non si conoscono.

Da un certo punto di vista, l'apprendimento incidentale è fondamentale, dal momento che interessa, spesso in una condizione automotivante, gran parte delle esperienze che portano l'uomo a costruire il suo sistema di conoscenze.

Tuttavia esso non è sufficiente, perché dipende da fattori parzialmente casuali e difficilmente è in grado di produrre conoscenze altamente organizzate.

Se, infatti, è vero che in alcuni casi l'apprendimento incidentale porta a risultati migliori dell'apprendimento intenzionale (ma ciò si verifica soprattutto in casi di demotivazione e cattivo metodo di studio), normalmente l'apprendimento intenzionale produce effetti più rapidi e solidi.

Infatti, sono molte le occasioni in cui noi siamo esposti ripetutamente in maniera incidentale a certe informazioni, senza riuscire a fissarle nella memoria, laddove con un piccolo impegno di memorizzazione si sarebbero ottenuti risultati più duraturi.

La scuola è pertanto costretta a impegnare spesso gli alunni in sforzi di apprendimento intenzionale più o meno intensi, in parte durante l'attività che si svolge in classe, in parte attraverso richieste di studio individuale.L'impegno intenzionale, tuttavia, non è necessariamente spiacevole, dal momento che un individuo può essere intrinsecamente motivato a imparare cose nuove.

Capita infatti abbastanza spesso di poter osservare alunni che, in breve tempo e con poca fatica, studiano di loro iniziativa testi che reputano interessanti o studiano senza fatica la materia loro assegnata per casa.

Purtroppo accanto a questi esempi fortunati troviamo altri in cui compaiono spesso e ripetutamente svogliatezza, noia, distrazione, lentezza, ritardi, stanchezza, squilibrio nella quantità di tempo assegnato alle varie materie, cattiva assimilazione dei contenuti ecc.

In tutti questi casi c'è da sospettare che manchi un metodo adeguato di studio. Infatti varie ricerche degli ultimi anni hanno confermato che ragazzi con difficoltà di apprendimento, ma anche molti altri in cui queste difficoltà non sono manifeste, non utilizzano normalmente un valido metodo di studio.

Occorre però non giungere alla conclusione affrettata che gli alunni non sappiano studiare, siano passivi e non esercitino alcun controllo sul proprio processo di apprendimento.

In realtà questa conclusione sarebbe il frutto di una ingiustificata ed eccessiva generalizzazione.

Infatti non bisogna dimenticare che i bambini possiedono sofisticati sistemi cognitivi e che mettono in atto avanzati processi di controllo.

Dunque gli alunni potenzialmente sanno usare un buon metodo di studio, la questione perciò non è tanto quella di insegnare al bambino un metodo che egli totalmente non possiede, ma insegnargli ad adattarlo ed applicarlo nei casi in cui tenderebbe a non servirsene, casi che riguardano purtroppo la maggioranza o spesso la quasi totalità della sua attività scolastica.Appare importante quindi che la scuola si impegni a sviluppare la capacità di imparare degli studenti.

Fra i programmi sul metodo di studio consideriamo quello proposto da Robinson e Thomas, chiamato PQ4R, dalle iniziali delle sei operazioni che gli autori richiedono di fare ad un alunno.

Infatti un bambino che studia dovrebbe compiere, secondo gli autori, le seguenti operazioni:


1. PREVIEW, cioè scorrere preliminarmente il testo per individuarne gli argomenti principali, individuare le sezioni che lo compongono e che andranno studiate al una ad una, esaminarne le figure e i grafici.


2. QUESTIONS, cioè porsi delle domande che riguardano il nocciolo del testo.

La sigla "wh" si riferisce alle iniziali dei seguenti pronomi interrogativi inglesi:


What? (Cosa?) - Who? (Chi?) - When? (Quando?) - Why? (Perché?) - Which? (Quale?).


3. READ, cioè leggere attentamente il capitoletto, cercando di fornirsi risposte alle domande appena formulate.


4. REFLECT, cioè riflettere su quanto si sta leggendo o si è appena finito di leggere, cercare degli esempi, mettere in relazione quanto di nuovo è contenuto nel testo con quello che precedentemente già si sapeva.


5. RECITE, cioè cercare di ripetersi quanto letto e le risposte che già ci si è dati, senza poter guadare il testo (se non in un secondo tempo, per un controllo e il reperimento delle informazioni che non si ricordavano).


6. REVIEW, cioè (quando si sono studiati separatamente vari capitoletti o sezioni di una parte più ampia) passare in rassegna l'intera parte cercando di ricordarne i principali concetti e fare un ripasso generale.

I principi fondamentali di questo metodo sono facilmente memorizzabili, grazie alla sigla (-->PQ4R), anche da un alunno italiano che non dovrebbe incontrare particolari difficoltà a risalire alle operazioni richieste.Occorrerà quindi che la lettura più sistematica sia preceduta dalla conoscenza di che cosa si troverà (PREVIEW) e di che cosa si ha bisogno di trovare (QUESTIONS).

L'operazione di riflettere stimola il ragazzo alla rielaborazione personale, l'operazione RECITE gli permette di abituarsi al recupero delle informazioni e di fissare delle modalità che permettano di raggiungere tale scopo (spesso gli risulta difficile recuperare l'informazione, che pure possiede) individuando i punti deboli da riconsiderare, l'operazione REVIEW affina l'operazione precedente e al tempo stesso permette di vedere più dall'alto e globalmente quanto si è appreso.

Oltre al metodo PQ4R sono stati sviluppati molti altri metodi tuttavia i vari strumenti non bastano e devono tener conto della scarsa propensione dei bambini a usare un metodo di studio che pure hanno appreso. Infatti talvolta i bambini evidenziano il possesso di inattese e sofisticate strategie e poi, invece, in altri contesti, il loro approccio risulta del tutto inadeguato.

Inoltre metodi eccessivamente complicati possono diventare addirittura controproducenti. Infine difficilmente un metodo di studio è sufficientemente flessibile per essere utilmente applicato alla maggior parte dei materiali proposti, senza dimenticare che un metodo ha un carattere generale e non può tener conto delle caratteristiche specifiche dei soggetti che apprendono.

Questi problemi hanno suggerito un approccio al problema di "insegnare a studiare" alternativo a quello classico del metodo di studio. Questo approccio rifiuta l'insegnamento di un metodo strutturato valido per tutte le stagioni, ma cerca di rendere l'alunno più sensibile ai propri problemi di studio (-->METACOGNIZIONE).

L'attività didattica volta a dare al bambino un metodo di studio deve tener conto dell'importanza che non venga insegnato soltanto UN metodo di studio, del ruolo delle differenze individuali, dell'influenza degli atteggiamenti e dei vissuti legati al mondo della scuola.

Quando si parla di METACOGNIZIONE, si intende l'insieme delle attività mentali che presiedono al funzionamento cognitivo. Così, in un qualsiasi processo cognitivo, si possono distinguere, da un lato, le operazioni che rendono possibile il processo e dall'altro gli aspetti metacognitivi rappresentati dalle conoscenze, valutazioni e decisioni che portano il soggetto ad effettuare il processo in un modo piuttosto che in un altro.L'approccio didattico metacognitivo lo possiamo definire quindi un modo di fare scuola che utilizza deliberatamente e sistematicamente i vari concetti e le metodologie derivati dagli studi sulla metacognizione. Esso si prefigge un obiettivo: offrire agli alunni l'opportunità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di riflettere su questi processi per divenire sempre più autonomi nell'affrontare situazioni nuove.L'attenzione dell'insegnante in un'ottica metacognitiva non deve essere rivolta tanto all'elaborazione di materiali e metodi nuovi per "insegnare come fare a....", quanto a formare quelle abilità mentali superiori che vanno al di là dei semplici processi cognitivi primari (ad es. leggere, calcolare, ricordare ecc.).

Questo andare al di là della cognizione significa innanzitutto sviluppare nel bambino la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo ed in quali condizioni. Secondo l'approccio metacognitivo occorrerà poi cercare di formare le capacità di essere gestori diretti dei propri processi cognitivi, dirigendoli attivamente con proprie valutazioni ed indicazioni operative.

Il ruolo dell'insegnante nello sviluppo delle abilità cognitive e metacognitive, cioè delle capacità di costruire autonomamente e continuamente il proprio sapere, in modo che ciascuno sappia adattarsi a molteplici situazioni nuove e complesse, deve essere quello di formare, ossia costruire e potenziare le capacità che le persone useranno domani.

Naturalmente non dobbiamo pensare all'intelligenza come ad un'abilità predeterminata o la cui evoluzione si articoli secondo stadi prefissati, ma come un potenziale dinamico sul quale è possibile intervenire in qualsiasi momento per favorirne lo sviluppo, accrescerne le capacità e recuperarne le carenze.

L'approccio metacognitivo riserva quindi un ruolo fondamentale all'insegnante: quello di "facilitatore" di cambiamenti strutturali negli alunni, con questo termine si intende un qualcosa che interessa direttamente la struttura dei processi mentali e, proprio per questo, rimane stabile nel tempo.Inoltre occorre ricordare che, secondo Vygotskij, l'insegnamento deve tener conto della "ZONA PROSSIMALE DI SVILUPPO".

Tale concetto individua un'area potenziale che si colloca tra ciò che il soggetto sa fare da solo (-->LIVELLO DI PADRONANZA) e ciò che potrebbe fare con l'aiuto di un adulto (-->LIVELLO DI INSEGNAMENTO).

Pertanto un insegnamento che si collochi all'interno dell'AREA DI PADRONANZA (ciò che l'alunno sa fare da solo) è poco utile al progresso cognitivo, poiché finisce col rinforzare le capacità già acquisite.

Ugualmente, un intervento che si collochi oltre la zona prossimale di sviluppo non sortisce frutto perché al di là delle potenzialità di chi apprende, questo ultimo rischia perciò di non comprendere più la proposta dell'insegnante.Quindi possiamo affermare che l'insegnamento diventa OTTIMALE quando si colloca nella zona prossimale del singolo alunno.

L'insegnamento deve essere orientato quindi verso il futuro e non verso il passato: l'insegnante seleziona ed organizza gli stimoli che devono arrivare fino al bambino perché giungano a collocarsi proprio nella zona prossimale di sviluppo di ciascuno.Nel valorizzare questa zona prossimale di sviluppo acquista un'importanza decisiva la figura dell'INSEGNANTE MEDIATORE, che assume quindi la non facile funzione di filtrare e strutturare tutti gli stimoli ambientali, facendo in modo che alcuni assumano una posizione marginale ed altre vengano al contrario fatti oggetto di accurata analisi. Non è però importante solo la qualità, il livello della proposta didattica, ma anche l'aiuto che l'insegnante fornisce all'alunno nella ricerca e costruzione del proprio sapere, della relativa consapevolezza metacognitiva e capacità di controllo.

L'intenzionalità educativa dell'insegnante si concretizza nell'offrire agli alunni proposte che prevedano una riflessione, in modo da rendere ciascun alunno consapevole dei processi attivati nell'apprendimento.

mercoledì 10 dicembre 2008

la memoria del giocatore di scacchi


Lo studio delle potenzialità di una tipologia specifica della Intelligenza, è stato attentamente realizzato sia con la “Risonanza Magnetica funzionale” sia mediante interviste ai campioni di “scacchi”, un ben noto ed antico gioco di strategie di “Problem Solving.”
Al contrario di un principiante, il quale tende normalmente a immaginarsi le mosse possibili di ogni singolo pezzo della scacchiera, il campione di scacchi facilita la integrazione funzionale delle memorie evocando il posizionamento di alcune schermate (Templates) della memoria evocate dalla propria esperienza, le quali vanno a focalizzare alcuni blocchi critici delle possibili configurazioni della scacchiera, sia in relazione ai pezzi che agli spazi rimasti vuoti (Chunk). Il campione, a differenza del dilettante, ragiona esclusivamente su di essi (Templates & Chunk) per reperire la strategia ed ordire ingegnosamente una soluzione vincente denominata “ Scacco Matto”.
Tale impostazione del gioco di famosi scacchisti è messa ancor più in evidenza da alcuni loro “aforismi” (cioè brevi concetti tratti dalla lunga esperienza).
1) Cerca di essere il giocatore di scacchi, non il pezzo sulla scacchiera. (Ralph Charrell)
2) Un Maestro di scacchi non cerca la mossa migliore: la vede (Garry Gasparov)
3) A scacchi io mi sforzo sempre di giocare contro i pezzi del mio avversario piuttosto che contro di lui. (Svezotar Gligoric);
da tali aforismi si comprende quale sia il miglior modo di porsi il problema di risolvere soluzioni critiche basandole su finalità proprie di un giocatore professionista, che imposta il gioco utilizzando concezioni finalizzate ad integrare intelligentemente i processi mnemonici ed intellettivi per raggiungere l’obbiettivo mediante una serie di mosse vincenti.
In vero pertanto la intelligenza e l’ingegno creativo non risiedono direttamente nella memoria o nell’ intelletto, proprio in quanto “memoria ed intelletto” presi fine a se stessi sono solo due funzioni cerebrali necessarie ma non sufficienti per produrre attività creative capaci di costruire conoscenze innovative.

mercoledì 3 dicembre 2008

la magia del numero sette...


Ciascuno di noi, come essere umano, è sottoposto continuamente a una quantità enorme di informazioni. Questa stimolazione è in parte dovuta al nostro contatto con le parti del mondo esterno che riusciamo a percepire con i nostri canali sensoriali.

La mole delle informazioni forniteci dalla nostra esperienza in atto supera di gran lunga la nostra capacità di percepire l'esperienza stessa consciamente.....
.... la coscienza è un fenomeno limitato.

Specificamente, come esseri umani siamo limitati a rappresentarci nella coscienza un numero finito ed esiguo di elementi di informazione.

Nel suo orami classico articolo "Il magico numero sette più o meno due" George A. Miller (1956) traccia un accurato profilo dei limiti della coscienza.

In sostanza, la sua ricerca lo porta alla conclusione che noi siamo in grado di ospitare nella coscienza 7 più o meno 2 (chunk) di informazione.

Una delle implicazioni di maggiore interesse dell'articolo di Miller è che le dimensioni del pezzo sono variabili.

In altre parole, il limite del 7 più o meno 2 non riguarda il numero dei bit di informazione, ma quello dei pezzi.

Pertanto, con l'oculata selezione del codice con cui organizziamo la nostra esperienza cosciente, abbiamo un'ampia latitudine entro la quale aumentare la quantità dei bit di informazione che ci possiamo rappresentare consciamente.

(Bandler & Grinder La struttura della magia)




7 un numero da sempre magico, misterioso, intriso di sacralità e con una ricchissima simbologia che lo connota fin dall'antichità.
Molte delle proprietà attribuite al 7 risalgono addirittura all'astrologia babilonese che riconosceva 7 pianeti e divideva il mese lunare in cicli di 7 giorni, da qui l'origine della nostra settimana.

A ciò è riconducibile molta della sacralità dei 7, che rappresentava in quel tempo il cosmo e la sua perfezione.

Tutte le civiltà antiche hanno sviluppato un sim­bolismo numerico e in esse è infatti ricorrente l'interpretazione dei 7 come numero sacro, unico e immobile.

Il solo dei primi dieci numeri che non ne genera nessuno ed è generato solo dall'unità, il risultato della somma dei 3 (lo spirito, il maschile) e del 4 (la materia, il femminile).
Che il 7 possa essere considerato l'emblema della pienezza spirituale e cosmica, il numero sacro per eccellenza, è confermato dalla forte carica simbolica conferitagli in molte religioni.
L'Antico Testamento utilizza 7 nomi per indicare la terra e altrettanti per il cielo; secondo il libro dell'Apocalisse, la fine dei mondo sarà annunciata dalla rottura dei 7 Sigilli, seguita dal suono di 7 trombe per bocca dei 7 Angeli, quindi dai 7 Portenti e infine dal versamento delle 7 Coppe dell'ira di Dio.

Nel Nuovo Testamento, 7 sono i sacramenti, i doni dello Spirito Santo, i peccati capitali (gola, lussuria, avarizia, superbia, accidia, invidia e ira) e le virtù, 4 cardinali (forza, sapienza, giustizia e temperanza) e 3 teologali (fede, speranza e carità).
Nell'Ebraismo, il candelabro a 7 luci, detto Menorah, è il simbolo della fede eternamente accesa; nel Corano, il mondo è sorretto da 7 colonne poggiate sulle spalle di un gigante, a sua volta sostenuto da un'aquila, che posa su una balena che nuota nel Mare Eterno.

Nel libro sacro dell'Induismo, 7 erano gli illuminati del Veda dell'India.
7 è inoltre sinonimo di governo dei cicli e dei ritmi della vita umana.

Dopo il concepimento, infatti, l'embrione rimane tale per 7 settimane per poi trasformarsi in feto e il parto avviene dopo 7 lune nuove.

Tralasciando questi significati collegati al 7, si possono comunque trovare mille altri simboli e modi di dire che ci riportano a questo numero.

Ne abbiamo segnalati alcuni, sicuramente non tutti: lasciamo ai lettori lo sfizio di individuarne altri ancora.

Le "7 - Sette" Curiosità
i colori dell'arcobaleno e le note musicali e i chakra, centri energetici dell'organismo umano, e le stelle della costellazione dell'Orsa Maggiore o i principali fenomeni di meteorologia e gli aromi base che compongono i profumi o le meraviglie del mondo antico...
I cieli dei sistema Tolemaico o le figlie dei titano Atlante, le fanciulle e i fanciulli che venivano offerti al Minotauro...
I sapienti dell'antica Grecia e la danza dei 7 veli di Salomè o le opere di misericordia e i dolori di Maria...
Le piaghe d'Egitto o le invoca, i doni nel Pater Noster...

Ogni 7 anni si celebrava l'anno sabbatico e le divinità mitologiche identificate dalla Cabala ebraica e i pezzi che compongono il Tangram, antico rompicapo cinese o gli anni di disgrazia se si rompe uno specchio e la crisi dei 70 anni e Laceto dei 7 ladroni (antico farmaco)...
Gli stivali delle 7 leghe e i nani di Biancaneve...
Chiudere con 7 sigilli o avere 7 vite come i gatti...
70 volte 7 e essere al settimo cielo e sudare 7 camicie...
Andare per i 7 mari e il 7 bello o il minestrone abruzzese delle 7 virtù...

7 VOLTE A ROMA
Il numero 7 è senza alcun dubbio il numero più ricorrente nella storia di Roma.

La città è stata costruita su 7 Colli: Capitolino, Esquilino, Palatino, Quirinale, Viminale, Celio e Aventino.

Fondata da Romolo il 21 (multiplo di 7) aprile.

E' stata governata da 7 re: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tuillo e Tarquínio il Superbo.

La leggenda vuole che la città divenne "eterna per le 7 cose fatte" condotte a Roma perché di buon auspicio: l'ago di Cibele, una pietra nera adorata in Asia minore; la quadriga dei Voienti donata dalla città di Vejo; le ceneri d'Oreste, figlio di Agamennone, considerate un portafortuna; lo scettro di Priamo, re di Troia; il velo dIiione; la statua di Atena Pallade detta il Palladio; i dodici scudi detti Ancilii.

Roma è, inoltre, la città delle 7 Chiese.

Le 4 basiliche maggiori di S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le mura e le Basiliche minori di S. Sebastiano sull'Appia, S. Croce in Gerusalemme e S. Lorenzo fuori le mura.

IL 7 NEI SOGNI
Fin dall'antichità ed in ogni cultura questo numero ha in se' concentrato il potere della perfezione fino a diventare una chiave universale per la comprensione e la rappresentazione del mondo.

Il sette, numero sacro e magico, esprime allora ogni traguardo e realizzazione sul piano morale, spirituale e materiale.

Le Sette Meraviglie del mondo...


lunedì 1 dicembre 2008

Chunking





CHUNKING: La capacità di creare associazioni mentali che accorpino le informazioni confluite nella
memoria a breve termine, formando in tal modo in unità di livello superiore, al fine di
massimizzare le capacità immediate di ritenzione dell’informazione.



Il chunk in psicologia cognitiva è un'unità di informazione.
L'operazione di acquisizione di queste unità è chiamata chunking.
Secondo
George Miller la proprietà fondamentale del chunk non è costituita dalla sua dimensione, ma dalla sua "familiarità": ovvero un'immagine insolita, anche se semplice, non può costituire un chunk, al contrario una frase molto complessa (per esempio uno stralcio di una canzone imparata a memoria) potrebbe essere un chunk se è molto familiare, indipendentemente dalle sue dimensioni.
Il concetto nasce con la teoria classica che definisce
memoria a breve termine e memoria a lungo termine (William James, 1890).
La prima delle due, dotata di una capacità limitata , la seconda - virtualmente - infinita.
Il numero di chunk immagazzinabili nella MBT (memoria a breve termine) è proposto nel
1956 da George Miller.
In seguito con
Clayton Lewis (1978) il concetto di chunk assume un significato più ampio, e cioè quell'insieme strutturato d'informazioni immagazzinate nel momento in cui la conoscenza viene acquisita.
Ovvero: di fronte ad una nuova situazione, si impara il relativo chunk d'informazioni; il chunk acquisito descrive quella situazione e la risposta da noi prodotta, cosicché al verificarsi di situazioni analoghe la risposta sarà sempre più immediata e precisa.
In seguito John Anderson postula che la conoscenza è in primis immagazzinata in forma "dichiarativa", in secundo luogo viene progressivamente trasformata in conoscenza "procedurale", e quindi consolidata in chunk sempre più complessi.
Ad esempio: dalla conoscenza dichiarativa di come si gira il volante, si passa alla conoscenza procedurale di come si fa a guidare (e non sarà più necessaria un'attenzione attiva per riuscire a svolgere questo compito) e quindi al controllo sempre più pieno e preciso dell'autovettura.

lunedì 24 novembre 2008

Visione di "ricordare & dimenticare" Philip Zimbardo


La memoria è quella funzione psichica volta all'assimilazione, alla ritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante l'esperienza.


Non esiste alcun tipo di azione senza memoria.


La memoria, detta anche funzione mnestica, non risulta necessariamente stabile.
È influenzata da elementi affettivi (come emozione e motivazione), oltre che da elementi riguardanti il tipo di informazione da ricordare.
Questa funzione psichica si delinea come un processo legato a molti fattori, sia cognitivi che emotivi, e come un processo eminentemente attivo, non solo di un processo automatico o incidentale.


Questo processo si configura allora come un percorso di ricostruzione e concatenamento di tracce piuttosto che come un semplice immagazzinamento in uno statico spazio mentale.
Sigmund Freud connette alla dimenticanza e all'oblio meccanismi di difesa quali la repressione e la rimozione.
A titolo esemplificativo dell'approccio psicodinamico dello studio della memoria, Freud mette in evidenza un processo di allontanamento attivo dei contenuti minacciosi, che tendono a rimanere inconsci.
I processi mnestici fondamentali sono di tre tipi:



  • Acquisizione e codificazione, recepimento dello stimolo e traduzione in rappresentazione interna stabile e registrabile in memoria.


  • Lavoro di categorizzazione ed etichettatura legato agli schemi e alle categorie preesistenti.
    Ritenzione ed immagazzinamento.


  • Stabilizzazione dell'informazione in memoria e ritenzione dell'informazione stessa per un determinato lasso di tempo.


  • Recupero.


  • Riemersione a livello di consapevolezza dell'informazione prima archiviata, mediante richiamo o riconoscimento (la vedo e ricordo di averlo visto, è il modo più semplice per recuperare).

Hermann Ebbinghaus studiò la memoria con un approccio associazionista, mediante studi sperimentali sulla memorizzazione di sillabe senza senso.
Sintetizzando i dati sperimentali su 2 assi cartesiani (nell'asse orizzontale le ore di ritenzione, e nell'asse verticale la percentuale di sillabe ricordate) ha identificato la curva dell'oblio, delineando un calo della prestazione mnestica superiore all'aumentare del tempo della ritenzione.
Del tutto analoga ma speculare rappresenta la curva della ritenzione: all'aumentare delle ripetizioni aumenta la qualità della ritenzione, fino ad un livello tale per cui successive ripetizioni non implicano miglioramenti significativi della prestazione.
Ebbinghaus studiò inoltre il numero delle ripetizioni sul tempo richiesto per il ri-apprendimento: più sono numerose nella fase di apprendimento tanto più è breve la fase di ri-apprendimento (ovviamente dopo un periodo di ritenzione).
Limite degli studi di Ebbinghaus, che hanno avuto l'indubbia utilità di tradurre in un setting sperimentale gli studi sulla memoria: si applica a stimoli senza senso, artificiali, e delineano un meccanismo di memorizzazione come passivo.


inoltre, nel filmato visionato in classe, si parlava della memoria a breve a a lungo termine; la prima è una memoria operativa, transitoria, conserva poche informazioni e per breve tempo (5/9 dettagli per 30 minuti massimo), la seconda è il "contenitore" di tutto ciò che si sa sul mondo e su se stessi.


si parla anche di amnesia, dimenticanza.
vi sono 2 tipologie di amnesia: funzionale, causata da fattori psicologici e organica, causata da una malattia, da una ferita del cervello, distrugge i sistemi mnemonici.

mercoledì 12 novembre 2008

percezioni subliminali


Le immagini che percepiamo non rappresentano la totalità delle immagini percettibili. Tutto quello che non ci sembra di aver percepito ma che in realtà si è impresso in qualche modo nella nostra mente, si chiama “subliminale”, dal latino sub (sotto) e limen (soglia, limite, confine).
L’interesse per la percezione subliminale risale ai primi del novecento e nasce grazie ai sorprendenti risultati degli esperimenti condotti dal nerurologo Otto Poetzel (riportati anche nell’edizione del 1919 de L’Interpretazone dei sogni di Freud).
Questi sottoponeva dei soggetti a delle proiezioni di immagini per brevissime frazioni di secondo e poi chiedeva loro di disegnare ciò che avevano visto.
Poi, il giorno successivo esaminava i loro sogni, scoprendovi quegli elementi o particolari delle immagini proiettate che il soggetto non aveva rilevato consciamente il giorno prima e che non aveva riportato nei suoi disegni.
In altre parole, nonostante i soggetti dichiarassero di non aver percepito gli stimoli, le loro risposte indicavano invece che avevano percepito, seppur in maniera inconscia, sufficienti informazioni da poter rispondere correttamente alle domande sugli stimoli.
Questi risultati portavano alla luce il fatto che vediamo e sentiamo molto di più di quanto consapevolmente crediamo di vedere e sentire, e non solo, ma anche che quanto vediamo e sentiamo “senza saperlo”, rimane presente ed agisce nella nostra subconscia memoria . Curiosamente, in natura esiste un comunissimo ragno chiamato “Daddy long legs” (Daddy dalle gambe lunghe) che utilizza una tecnica difensiva sorprendente, basata proprio su quanto sopra esposto.
Potete osservarlo anche voi, poiché è comunissimo nelle abitazioni o nei garage, in cui la scopa domestica non abbia lavorato per qualche giorno.
Se urtate la sua tela con eccessiva violenza, questo ingegnoso aracnide si accorge di non aver di fronte una preda, bensì un pericolo mortale.
Cosa ti combina allora?
Grazie alle sue lunghe gambe, inizia ad imprimere alla tela un movimento oscillatorio, così rapido, che quando supera la frequenza percettiva del nostro occhio (circa un decimo di secondo), scompare alla vostra vista (qui sarebbe poi davvero interessante chiedere agli evoluzionisti come sia riuscito questo minuscolo essere ad elaborare una tattica così sofisticata "vedi post sull'Irredicible complexity").
La domanda inquietante adesso è: che uso ne farà l'uomo di questa realtà?
Che uso ne sta facendo attraverso i mass media come la televisione ed il cinema?
Fino a che punto tali tecniche vengono usate nelle suggestioni pubblicitarie?
Meditate gente, meditate…
...Un'immagine apparentemente senza senso, si trasforma in qualcos'altro...

lunedì 26 maggio 2008

Le streghe della Valcamonica






« Signori miei, son stato in Valcamonica


per consultare le streghe di quel loco


se mi saprebbon di Turpin la cronica


mostrar per forza d'incantato foco;


una vecchiarda in volto malinconica


rispose allor con un vocione roco:


-Gnaffe, che sì tu lo vedrai di botto;


entra qui tosto meco e non far motto »






A CAVALLO DI UNA SCOPA
Dopo una piacevole ed interessante passeggiata nel bosco di Nave (Muratello), è nata in noi la curiosità di conoscere quali fossero in tempi lontani, le leggende ed i miti legati al bosco ed in modo particolare al territorio bresciano.E' stato sorprendente scoprire l'abbinamento bosco - "zuogo" ( gioco) bosco - sabba perciò bosco - maligno ed incontrare la figura di Benvegnuda Pincinella, la "Strega di Nave" che sarà una delle prime vittime dell'inquisizione bresciana.Sappiamo che la caccia alle streghe, è stato un fatto non solo di portata europea, ma addirittura mondiale, dovuto all'ignoranza ed alla superstizione popolare; bastava, infatti, essere vecchia e sola o troppo bella e povera per rischiare di essere accusata di stregoneria. Fortunatamente, la terra di Brescia ne fu interessata solo marginalmente, ma questo non bastò ad impedire che nel 1560 fossero bruciate sul rogo, nei territori di Pisogne e di Edolo, più di 60 persone con l'accusa di stregoneria e patti col maligno.I Bresciani ponevano il luogo di ritrovo delle streghe sul monte Tonale, oppure in un bosco nei pressi di Gardone V.T., dove, secondo la leggenda, si sarebbero ritrovate nei giorni delle quattro tempora dell'anno per celebrare i loro riti satanici in compagnia del demonio, solitamente rappresentato come un caprone. Una caverna-rifugio di streghe sarebbe esistita a Marmentino, ai piedi del Monte Castello della Pena detto anche Corna della Stria.La leggenda narra anche che passavano i loro giorni in questa caverna e uscivano soltanto il sabato notte, per recarsi in Gaver con le loro sorelle.Queste leggendarie streghe non volavano sopra una scopa, ma facevano passi talmente lunghi che con uno solo di questi arrivavano da Marmentino a Barbaine e da Barbaine ad Avenone.Si dice che a Odeno, nel 1438, con un solo turbine incendiarono il paese, e la stessa sorte sarebbe toccata nel 1838 a diciottomila abeti in Valle Scura.

CACCIA ALLE STREGHE:

Nel 1433 alcune lamie sono bruciate in Sudtirolo, nel 1460 streghe in Valtellina e il 9 dicembre 1485 l’inquisitore domenicano Antonio da Brescia aveva denunciato l’esistenza dell’eresia stregonica in Val Camonica al Senato veneziano.
Il 23 giugno 1505 presso Cemmo vi fu un rogo di 7 donne ed un 1 uomo.
Nel 1510 presso Edolo vi fu rogo di streghe, arse con l'accusa di aver arrecato siccità con i loro sortilegi.

La seconda persecuzione avviene con la riconquista della Valle Camonica da parte della Serenissima a seguito della pace di Noyon con la Francia.
Nei primi mesi de 1518 approdano in Valle e fissano la loro dimora nelle cinque pievi camune altrettanti inquisitori: don Bernardino de Grossis a Pisogne, don Giacomo de Gablani a Rogno, don Valerio de Boni a Breno, don Donato de Savallo a Cemmo e don Battista Capurione ad Edolo, tutti alle dipendenze del vescovo ed arcidiacono inquisitore Pietro Durante, i quali stabiliscono la sede del tribunale centrale a Cemmo.


Nel luglio 1518 vennero arse più di 60 streghe e 20 uomini. Subiscono la condanna a morte anche tre personaggi di spicco della società stregonesca: tale Agnese "capitana delle fattucchiere", messer Pasino "cancelliere del Tonale" e un tale anonimo che era il corriere del primo in Francia e Spagna.
In una lettera datata l' 1 agosto 1518 Giuseppe da Orzinuovi, funzionario veneto di Terraferma, scrive a Ludovico Quercini:
« et pare che da quel tempo in qua siano trasferite le strigaria de albania in questa valle camonica; tanto che li è moltiplicata de tempo in tempo la maledizione, che se ora non se li feva condigna provisione, el morbo de tale peste andava tanto avanti che tutta quella valle, monte e piano, quei poveri sacerdoti et secolai, fati i fedeli parte di le Maestà divina et de loro senza più baptesimo che baptizzati et consequenter dediti ad opere diaboliche, dotti da fascinar li omini, strigar fantolini. »
( 1 agosto 1518, Giuseppe da Orzinuovi, Lettera)
Nel folklore popolare si tramanda che il Concilio di Trento avesse risolto il problema delle streghe, confinandole nel Pisgana: questa era una località tetra e impervia a monte di Ponte di Legno, che si trovava tra il Castellaccio ed il Pian di Neve.
Da lassù, si racconta, esse si facessero sentire con tuoni e lampi durante temporali particolarmente violenti.

Un caso seicentesco: CATERINA DE BèRS:
Curiosa la storia di Caterina de Bèrs, una giovane che sosteneva di essersi cibata per dodici anni della sola ostia consacrata: essa venne inizialmente venerata come santa dai compaesani.
Caterina, oriunda della famiglia Rossi di Poschiavo, ogni giorno vedeva démoni che la distraevano dalle sue orazioni; comunicava direttamente con Gesù Bambino, la Madonna, San Francesco e dopo la comunione entrava in estasi.
Il parroco del paese però le vieta la comunione quando scopre all'interno della sua bocca una "particola" di dubbia provenienza, ed avverte il Sant'uffizio accusandola di ipocrisia. Il tribunale inquisitorio, esaminandola, notò che aveva segnati sulle spalle i caratteri J,V,K,M, che sparirono però il giorno seguente.
Caterina, sospettata anche di esser luterana in quanto con parenti a Poschiavo, fu quindi condannata a 10 anni di prigione nel 1642, per affettata santità, con accuse riguardanti atti di insofferenza verso le autorità e violazioni alle regole della Chiesa.






la piramide dei bisogni-MASLOW

lunedì 12 maggio 2008

sacks


Quando mi sono specializzato in neurologia, la fisiologia del cervello ignorava completamente i dati psicologici.

Si limitava allo studio delle singole cellule nervose e dei riflessi spinali, senza approfondire l'attività cerebrale.

Non si sapeva praticamente nulla della neurologia del comportamento, dell'immaginazione, delle emozioni, della percezione o della coscienza.
Si riteneva, ad esempio, che i colori venissero visti direttamente dal cervello, all'interno del quale si ipotizzava un centro per la percezione dei colori; si credeva che i colori fossero "trascritti" dal mondo esterno in questo centro, per poi essere, in un certo senso, guardati da un minuscolo osservatore - un homunculus - situato dentro la testa.
Mi distaccai da questa idea attraverso l'osservazione di un paziente, un pittore che aveva perso totalmente la percezione del colore in seguito a un trauma cerebrale.

Egli riusciva a distinguere le diverse lunghezze d'onda della luce, ma non riusciva a metterle in relazione per produrre la percezione di un colore.

Non riusciva, in altre parole, a costruire i colori.

Non avevo mai pensato al colore in termini di correlazione, cioé come il risultato di un processo di correlazione e comparazione operato dal cervello. Si può dire che, in un certo senso, nel mondo esterno i colori non esistono: il colore è un'invenzione del cervello.
Io non intendo negare l'importanza della menomazione, del mutamento organico ma, qualunque esso sia, quello che mi interessa di più - e che costituisce un sfida per me, per il paziente e per noi tutti - è osservare come il sistema nervoso della persona riesce a riorganizzarsi; capire come la condizione alterata possa di nuovo diventare efficiente, ma in maniera diversa.
Ad esempio il pittore che aveva perduto completamente la percezione dei colori, ebbe in un primo momento la sensazione di trovarsi in un mondo indicibilmente orribile, anormale, immiserito.

I colori, questo grande mezzo di trasmissione di piacere, di significato e di drammaticità, erano spariti, e ciò pregiudicava seriamente la sua rappresentazione del mondo.

Non sapeva come andare avanti, si sentiva finito, come artista e come persona.

Ci fu un periodo intermedio durante il quale continuò a sostenere di riconoscere i colori e dipinse alcuni quadri che i suoi amici non riuscivano a decifrare.
Alla fine uno di questi amici fece un'istantanea in bianco e nero di un quadro, e si rese conto che la forma si era conservata perfettamente, ma era stata in un certo senso camuffata da un'applicazione casuale di colori.

Gli amici allora gli dissero: "Tu devi dipingere in bianco e nero".

Prese queste parole come una condanna a morte finché, circa sei settimane dopo, una mattina, mentre si recava a lavoro in macchina, vide sorgere il sole: non vide i colori, non percepì il rosso e ai suoi occhi l'alba apparve come un'immensa esplosione nucleare.

Fu una visione piena di forza drammatica.

Mi disse di essersi domandato se mai prima di lui, nella storia dell'umanità, qualcuno avesse visto un'alba come quella.
La dipinse: fu uno dei suoi primi quadri in bianco e nero: un'alba apocalittica. Così il difetto organico si trasformò in una sensibilità particolare.

Tutto il suo mondo fu riorganizzato e non sembrava più difettoso, bensì completo in un altro modo: il pittore divenne molto famoso per questi quadri in bianco e nero.

La gente diceva che si trattava di una sorta di nuovo periodo creativo in bianco e nero, e aveva ragione; non sapeva, come invece sapevo io, che il cambiamento era stato in un certo senso dettato da una necessità fisiologica e da una menomazione.

Ma l'importante era che la menomazione fosse stata orientata verso un uso creativo e potesse essere trasformata in una nuova sensibilità.


DOMANDA: Professor Sacks, siamo abituati a considerare come acquisite alcune facoltà umane, come ad esempio la visione degli oggetti, delle forme e dei colori.

In realtà solo di recente si è scoperto che si tratta di fenomeni altamente complessi.

Ce ne può parlare?
Una situazione davvero interessante si ha, ad esempio, quando una persona cieca dalla nascita riacquista la vista all'età di quaranta o cinquant'anni.

In effetti Molineux scrisse una lettera a Locke, in cui gli chiedeva cosa sarebbe successo a una persona del genere: se costui riusciva a riconoscere una sfera al tatto, l'avrebbe poi riconosciuta vedendola? Recentemente, Gregory ha dato una magnifica descrizione di un caso del genere, e anch'io ho avuto in cura un paziente di questo tipo.

Ebbene, quando a quest'uomo furono tolte le bende, egli raccontò di vedere un turbinio di colori, forme e linee da cui proveniva una voce.

E si rese conto che quel caos di colori e movimento doveva essere un viso.

Tuttavia, non lo riconobbe come tale. Per inciso, il paziente di Gregory non era in grado di riconoscere i volti neppure un anno dopo aver riacquistato la vista.

Il mio paziente non solo ha difficoltà a riconoscere particolari oggetti: per esempio, confondeva il suo cane con il gatto, con loro grande fastidio, e la prima volta che lo vidi, teneva il gatto in grembo e lo guardava torvo mentre lo accarezzava: stava tentando di mettere in correlazione il gatto, cioè, stava mettendo insieme gli stimoli visivi potenzialmente privi di senso con l'immagine tattile che era invece piena di significato, ma in un certo senso, per quanto riguarda la sua capacità visiva, quest'uomo talvolta non riconosce neanche gli oggetti per quel che sono.

Quando entra in una drogheria riesce a identificare molte cose attraverso i colori delle etichette, ma può capitare che non si renda assolutamente conto se si tratta di bottiglie oppure di scatole. Ha dovuto reimparare la categoria degli oggetti, e imparare la categoria degli oggetti e le loro relazioni è forse la prima cosa che la categorizzazione percettiva deve fare.
DOMANDA: Questi pazienti, considerata l'età, possono ancora imparare a vedere o è troppo tardi?
Non c'è dubbio che l'uomo in questione sta imparando, ma per lui l'apprendimento è difficile, non è né automatico né rapido e fa ancora degli errori molto strani; a volte il mero sforzo che questo comporta diventa insopportabile e allora chiude gli occhi oppure spegne la luce.

Sua moglie dice che ricade nei suoi comportamenti da cieco.

Ma il suo cervello si trova ad avere a che fare con un input nuovo, con qualcosa che è assolutamente senza senso.

Quest'uomo si è costruito un'immagine abbastanza intellegibile del mondo senza la vista, ed ecco che sopraggiunge la vista: è inopportuna, estranea e priva di senso.

Non so cosa accadrà: purtroppo la casistica riguardo i pazienti di questo tipo è piuttosto scoraggiante.

Questa situazione li rende molto depressi e delusi e anche peggio...

Il paziente di Gregory fu spinto a darsi la morte e prima di farlo, mentre si trovava in queste condizioni, disse: "Il dono, il dono della vista, il dono è diventato una maledizione".

Dall'essere un abilissimo meccanico cieco sicuro di sé si ritrovò trasformato in un maldestro e agnosico vedente, la cui vista però era imperfetta: e ciò ebbe su di lui un effetto assai distruttivo. Nell'infanzia questa categorizzazione, questa correlazione, sono sempre automatiche e facili, automatiche al punto che l'enorme portata dello sforzo che queste operazioni comportano a livello neurologico e psichico può passare forse inosservata; ce ne rendiamo conto soltanto quando vediamo un paziente come questo.

E, infatti, questo è il vero motivo per cui, diciamo, i neurologi possono avere qualcosa da dire in proposito, perché si trovano ad avere a che fare con pazienti in cui un meccanismo si è guastato: o un dato sviluppo non ha avuto luogo oppure una funzione è stata sconnessa, e soltanto allora si vede l'enorme complessità e difficoltà del processo.

In condizioni normali e di salute tutto è semplicissimo, non ci si rende conto dell'enorme portata dello sforzo...

Ebbene, Edelman descrive l'enorme portata del compito che il sistema nervoso nell'individuo deve svolgere per formare il mondo.

L'iniziale riconoscimento degli oggetti e della loro disposizione è un compito difficilissimo per un robot, o per un computer, che ha sì un'intelligenza, una potenza, capace di eseguire un miliardo o mille miliardi di operazioni al second, ma non riesce ad attraversare una stanza.

D'altra parte, il sistema nervoso animale pensa in termini di millisecondi e non di femtosecondi, vale a dire da dieci a nove ordini di grandezza più lentamente, ma, ciononostante, lo fa in modo molto diverso e impara molto velocemente a superare gli ostacoli e a farsi strada nel mondo.

Non c'è nulla di più sconcertante, di più straordinario che vedere l'immensa difficoltà di un robot che cerca di attraversare una stanza.





Verde” urla l’edera

giallo” urlano le foglie appese agli alberi

azzurro” urla il cielo infinito

blu “ urla l’acqua

arancione” urla il sole che si specchia nel mare

rosso” urla la solidarietà.

Se l’edera non urlasse, lo farebbero i prati al posto suo.

Se le foglie non urlassero, lo farebbero per loro i limoni.

Se il cielo si rifiutasse di urlare, le nuvole si aprirebbero subito.

Se l’acqua tacesse, urlerebbe per lei una balena sua amica.

Se il sole non aprisse bocca, un pesciolino urlerebbe al posto suo.Se la solidarietà non urlasse i suoi diritti, miliardi di persone lo farebbero per lei.


IL SIGNIFICATO DEI COLORI

BLU
E' un colore ampiamente usato, dal blu scuro al blu marine.

Esso significa: il classico, il tradizionale.

Il turchese ha un aspetto di modernità e vivacità.

Il blu riflette il significato di pulizia perché è il colore dell'acqua, quindi è immediato il suo riferimento alò cielo e al mare: indicato per pubblicizzare i viaggi.
Il blu è il colore più importante nella percezione visiva di sicurezza e solidità.

Da solo o associato al bianco è stato molto utilizzato per i marchi di prodotti collegato alla finanza, all'attività bancaria o ai trasporti.
Il blu che induce alla calma e si connota come placida e profonda soddisfazione, denota uno stato di soddisfatto adattamento.

Fissando a lungo questo colore si produce un effetto di quiete ed armonia.

In una stanza blu i battiti cardiaci diminuiscono e la sensibilità al freddo aumenta, mentre gli oggetti sembrano più piccoli e leggeri.

Questo avviene perché provoca una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico.

GIALLO
In Oriente è il colore del sole, della fertilità, della regalità.
Nell'antica Grecia era il colore dei pazzi che si dovevano vestire di giallo per essere riconosciuti.
In Giappone poteva indossarlo solo chi apparteneva alla famiglia reale.

Chi preferisce il giallo tende al cambiamento e alla ricerca del nuovo.
Secondo i cromoterapeuti, essendo il colore del sole, dà energia, forza, vitalità, perché le sue vibrazioni sono simili a quelle dei raggi solari.
E' per luogo comune il colore della gelosia.
E' il terzo colore dopo il rosso e l'arancione, insieme al verde è più facilmente percepito dall'occhio umano, che riesce a distinguere varie gradazioni di verde e di giallo: la natura ci offre tante gradazioni di verde e di giallo.
Chi indossa giallo si sente bene con se stesso; è infatti il colore associato al senso di identità, all'Io, all'estroversione.

Denota sempre una forte personalità. Utilizzarlo stimola la razionalità e il cervello sinistro, migliora le funzioni gastriche e tonifica il sistema linfatico.

La scelta del giallo quindi è ricerca del nuovo, del cambiamento, della liberazione dagli schemi. Sinonimo di vivacità, estroversione, leggerezza, crescita e cambiamento.

Stimola l'attenzione e l'apprendimento, acuisce la mente e la concentrazione.
Stimola la digestione (anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema).

Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l'intestino.


ROSSO
Dal latino rubens (rosso) è il sinonimo di colorato.

E' il primo colore che i neonati imparano a riconoscere.
Appariscente, intenso, stimolante è il simbolo dell'amore e della passione.

Guardate per qualche minuto una luce rossa e il cuore batte all'impazzata, questo è dovuto all'azione della frequenza della radiazione sul S.N.N. simpatico con azione sulle ghiandole surrenali, emissione di adrenalina e fa salire di poco la pressione arteriosa.
La scelta del rosso corrisponde ad uno stato d'attivazione, ad uno slancio diretto verso la conquista, ad un desiderio ardente ed in espansione.

Il rosso rappresenta, infatti, la mobilitazione di tutte le energie, cui corrisponde la sicurezza di sè, la fiducia nelle proprie forze e capacità.
Il rosso si associa con la circolazione sanguigna e con lo sviluppo cellulare, ed è perciò controindicato in caso di tumore.

Scalda il corpo e stimola la produzione di sangue.

Molto utile in caso di malinconia e depressione.
Il rosso rende loquaci, aperti, premurosi, passionali.

Molto utile nelle malattie da raffreddamento, nel mal di gola, nella tosse cronica e nell'asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali.
Chi si veste di rosso si fa senza ombra di dubbio notare.

Il rosso può essere legato anche ad aggressività o incontinenza sessuale.

Indicato per problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc.)

Molto utile è l'uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica.


VERDE
E' il colore della natura specie se associato al blu e al marrone.

Da verde chiaro al verde erba sono tonalità che fungono da sfondo e complemento ai colori primari.

Il verde, al livello internazionale, è il simbolo del permesso (passare ai semafori), per cui usato nei siti che pubblicizzano prodotti alimentari a base vegetale, prodotti naturali per bellezza, ecc.

Il verde è il simbolo della speranza, al verde corrispondono sensazioni di solidità, stabilità, equilibrio, forza e costanza ed un comportamento caratterizzato dalla perseveranza.

Talvolta il verde è anche associato ad una simbologia negativa.

E' il colore della rabbia e della putrefazione, del veleno e dell'invidia; nel corpo umano il verde è il segno di grave malattia e anche di morte.

giovedì 8 maggio 2008

esercitazione


un foglio .


bianco.


Un foglio bianco.


Il foglio non si scrive.






"Stupido foglio, perchè non ti lasci scrivere?"






Una mente, una mente scritta.


non una mente vuota, ma un gomitolo di pensieri arruffati che fanno fatica a trovare l'inizio di quei mucchi, nei quali è difficile trovare un senso, di fili, che sono pensieri, stati d'animo, emozioni, ma forse tu non sei in grado di capirli, hai occhi troppo distanti oppure troppo puntati su di te, per vedere i miei....




Abbiamo voglia di prendere in mano quella soffice palla arruffata, che racchiude una persona, che non si vede, che si pensa non esista, ma c'è, e vale qualcosa...?




Ascoltiamo...




Cerchiamo una sintonia emotiva che permetta di leggere non solo i comportamenti e le prestazione di un individuo, che è un essere...




Esistono numerosi elementi che rendono difficile la relazione di un individuo, che appare svogliato, limitato, disattento... ma tale comportamento non è altro che la causa, l'emergere di una serie di stati d'animo e condizioni, che portano il soggeto in considerazione a chiudersi di una chiusura che non è sintomo di stupidità, come alcuni elementi dell'interazione, coloro che possiedono un limite forse ancora più grande, possono presupporre; perchè le motivazioni di questo comportamento, che influenzano notevolmente anche il regolare svolgimento della propria attività didattica, possono essere numerose:




CAUSA N°1




difficoltà in alcune materie,


che hanno conseguenze di tipo emotivo, come l'autostima e la scarsa fiducia di sè.




CAUSA N°2




difficoltà di tipo emotivo.


l'individuo presenta una preponderante nota di insicurezza, che lo porta a convincersi di non essere all'altezza del quesito proposto, portandolo ad una rinuncia immediata a ciò che gli viene proposto.




CAUSA N°3




difficoltà di tipo ambientale.


i genitori non vanno d'accordo e si scambiano reciprocamente la responsabilità di seguire il ragazzo.


nessuno si cura di lui.


solitudine.


anche il ragazzo non vuole più seguire sè stesso.


il ragazzo ha bisogno di stimoli, di sfogo.








giovedì 24 aprile 2008

EDUCAZIONE ALLA PACE




L'educazione alla pace non si insegna, si fa.
I valori della nonviolenza si acquisiscono con l'educazione in ambienti dove siano effettivamente praticati, così come si imparano certe semplici competenze quali il nuotare o il servirsi di forchetta e coltello.
Dice un vecchio adagio che non si può imparare a nuotare
senza entrare nell'acqua

















DANZA MISTICA
DELLA PACE SULLA TERRA


Un ballo a due,
pieno di brio.
forti spiriti, mai “scorporati”, si ritrovavano per istinto, sivedono diversi e uguali come se volassero in formazione, con quel «bisogno di andare» degli uccelli migratori, diretti dove i loro occhi non vedevano, ma i loro cuori sentivano, e le loro parole ci scaldavano il cuore.
scritto su un foglietto che conservo sotto il vetro della scrivania:
«Ama il tuo sogno, se pur ti tormenta»,
parole di D’Annunzio che faceva sue.
maneggiare la materia, e gli strumenti di lavoro: «pazzo mendicante dal martello in mano».
una lotta antinucleare, per amore del creato.
povertà e smarrimento,
Lascia una parola: «La morte non chiude la storia».
Pace... cercare nella natura, nella storia, nel travaglio quotidiano, nell’anima e nel corpo.
«Cercare è già trovare. L’ignoto vuol lasciarsi scoprire».
A «non permettere che scompaia l’umanità», insieme ai santi ci sono i poeti, gli artisti e i cantastorie, gli innamorati e i sognatori, gli utopisti, i pacificatori, gli oppressi, i non arresi, gli anarchici, gli eretici,
«chiunque è libero e liberante».
Nella ricerca della pace molte sono le vie,
tutte necessarie: psicologica, pedagogica, storica, sociologica, giuridica, politica, etica, religiosa, scientifica, filosofica,e questa: la via di spiriti toccati dal fuoco che non consuma,
di occhi che sorpassano l’orizzonte,
di cuori che amano il mondo,
e hanno la parola spezzata da ciò che ascoltano e tentano di dire.








...PAROLE CHE DANZANO NEL VENTO...





"Una pace iniqua è molto meglio di una guerra equa"
Erasmo da Rotterdam






"Finché il colore della pelle di un uomo non avrà più valore del colore dei suoi occhi...[...] Fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura, la cittadinanza del mondo e le regole della morale internazionale resteranno solo una fuggevole illusione, perseguita e mai conseguita. "
Bob Marley





"Per noi i guerrieri non sono quelli che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità"
Toro Seduto





"La guerra è rumorosa, la pace è silenziosa."
Alessandro Repetto















"Il cervello è come il paracadute: per funzionare bisogna che si apra" Pierre Daninos












"Gli adulti li ho sempre visti così nella mia infanzia, sinceri nell'obbligo quotidiano alla menzogna"
Silvano Agosti




Quando incontrate un viandante non chiedetegli da dove viene. Chiedetegli dove sta andando.
Giovanni XXIII





La pace non e' un sogno puo' diventare realta'... Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare.
Nelson Mandela




Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati a cento anni di storia italiana in cerca d' una "guerra giusta".

D'una guerra cioé che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione.
Non è colpa nostra se non l'abbiamo trovata.
Don Lorenzo Milani




Non è l'abolizione degli eserciti che farà scomparire la guerra,
così come non è abolendo la polizia che si fa scomparire la criminalità.
Bisogna eliminare la causa della guerra:
gli eserciti sono piuttosto l'effetto, cioé sono il prodotto della paura e dell'istinto combattivo.
E questo è il compito dell'educazione.





domenica 6 aprile 2008

diritto e rituale, Max Gluckman



all'interno delle leggende, dei miti e dei dogmi trovano spazio le risoste ai problemi esistenziali della collettività.


mentre la reale spiegazione teologica a tali domande viene elaborata dai sacerdoti.


si può dunque individuare uno stretto legame tra valori scientifici, razionali e credenze pagane, irrazionali, astratte...


ma nella società tribale gli enigmi dell'universo vengono elaborati all'interno di complessi rituali che caratterizzano le relazioni sociali.


questi implicano la drammatizzazione delle relazioni morali del gruppo e i poteri mistici pervadono l'ordine etico.


ma perchè sono così importanti questi rituali?






essi fan si che emargano le tensioni, gli antagonismi e le dinamiche che caratterizzano il gruppo stesso.


questo elemento positivo non si riscontra nei mutamenti delle relazioni sociali poichè essi sono considerati come minacce dell'ordine naturale espressione di modificazioni nei rapporti interpersonali.


questo perchè il rituale è espressione di qualcosa che è, esiste e quindi assume un significato "salvifico", sacro, è un'espressione di presa di coscienza... mentre i mutamenti fanno paura quindi un rituale riguardante questi sarebbe espressione di disordine e disarmonia.


infine i rituali sono rappresentazioni ridotte dell'universo e le altre tribù si limitano a rappresentare il genere umano e perciò non sono ammesse ai rituali del popolo vicino...

domenica 30 marzo 2008

la polarità religiosa di Robert Hertz


"...caldo e freddo...

...buono e cattivo...

...bello e brutto...

...una cosa esiste perchè esiste il suo contrario..."

opposti...
contrasti...
estremi...
dualismo tra sacro e profano...

si riscontra anche nel nostro corpo...

mano destra, mano sinistra.

nella nostra società...

uomo, donna.


sacro, profano...


anche la struttura sociale presenta un dualismo reversibile che segue una precisa struttura gerarchica, non esistono clan equivalenti ma emergono classi e caste, una al vertice, rappresentante la parte sacra, che si dedica alle attività "superiori"; mentre quella che si trova alla base è quella profana ed è dedita ad attività più vili.

emerge così una polarità sociale che è il riflesso di una polarità religiosa che porta ad una complementarietà di ruoli.

l'universo si suddivide così in due mondi contrari dipendenti l'uno dall'altro per dare origine ad una struttura sociale organizzata.

si ha una suddivisione di ruoli, esseri, cose, elementi che o si respingono o si attraggono.


...


così da una parte abbiamo il polo della forza, del bene, della vita; dall'altra il polo della debolezza, del male, della morte.

da una parte gli dèi, dall'altra i dèmoni...

tutte le opposizioni presenti in natura ,manifestano questo fondamentale dualismo.

la luce e le tenebre.

il giorno e la notte.

l'oriente e il sud da una parte e l'occidente e il nord dall'altra.

traducono in immagini e localizzano nello spazio le due classi opposte di poteri soprannaturali.

Nucleare: grande risorsa che porta il mondo moderno, della tecnologia e dei consumi, al progresso; oppure inutile spesa, che comporta tagli a campi fondamentali per un reale sviluppo (come la scuola) oltre che un grave danno sull'impatto ambientale?